Avrebbe senso se un attore venisse processato e condannato per i delitti compiuti da un personaggio da lui interpretato durante una pièce teatrale?
La creazione dell'identità inizia molto presto e per un periodo della nostra vita è funzionale per riuscire a vivere nel mondo in cui ci siamo incarnati, il processo che stiamo vivendo ci chiede di sperimentare in modo completo la vita attraverso l'unione della materia e dello spirito e nei momenti che definiamo di crisi andiamo a riunire le due metà della nostra mela. Le crisi sono fasi preziosissime in cui la nostra interiorità si espande e chiede lo spazio per manifestarsi ed Essere.
Quando la nostra interiorità si espande e ci chiede di manifestarsi, la nostra mentalità, che ha costruito le nostre svariate identità, si trova in difficoltà perché non riesce a contemplare la coesistenza di questi due mondi e si attiva per soffocarne uno scegliendo quello che le crea più problemi: la parte più profonda di noi.
L'abitudine più dannosa installata dalla nostra mentalità è quella di soffocare il nostro sentire a livello sensoriale, emozionale e fisico ed ha lo scopo di garantire la sopravvivenza della stessa identità e di tutte le idee ad essa connesse che le permettono di esistere; per la nostra mentalità questo costrutto è sacro nonostante in noi permanga un grande e profondo dolore e la mancanza di gusto per la vita.
Il corpo ci manda segnali attraverso dolori e scomodità fisiche per chiederci una riconnessione tra materia e spirito ma la nostra mentalità ci chiede di agire per non sentire quel dolore e, in modo automatico, ci adopereremo per soffocare quel sentire nonostante l'azione che ci è stata richiesta sia un'altra: FERMARCI AD ASCOLTARCI PER RIUNIRCI.
Qualora si presentasse un dolore fisico che potrebbe essere un semplice mal di testa, se ci fermassimo ad accoglierlo e ad ascoltarlo potremmo accorgerci che ci stiamo intossicando di pensieri che non sono utili ed il corpo, che ha un'intelligenza superiore a quella dell'identità, ci sta semplicemente chiedendo di lasciare andare ciò che non è utile.
L'identità ci è servita a sperimentare il mondo esterno ma quando ormai lo conosciamo con dovizia ciò di cui abbiamo bisogno è di andare ad equlibrare le esperienze unendole con quelle vissute nel mondo interiore per sperimentare una realtà più ampia a cui l'identità non può accedere.
Quando arriva questo momento ci partoriamo autonomamente ed è il momento di lasciar cadere una per una le nostre identità e permetterci di incarnare la nostra verità.
Questo processo necessita di un tempo variabile per ciascuno che deve essere rispettato come una donna rispetta il ritmo delle contrazioni che aiutano a scivolare tra le sue carni il corpo del suo piccolo fino a che non arriverà a vedere la luce.
Per sua natura una volta iniziato questo movimento non è possibile tornare indietro come non è possibile rientrare nell'utero materno una volta che il travaglio ha avuto inizio.
Questo processo è osservabile a livello fisico nel mondo animale, ce lo mostra ad esempio la muta dei rettili, degli insetti e dei crostacei che lasciano andare la "casa" che è diventata troppo piccola per contenerli per godere della loro reale nuova dimensione; sia per loro che per noi è un processo doloroso ma necessario, e le sensazioni sono simili: se un'aragosta si spoglia della sua corazza per generarne un'altra adeguata alle sue nuove dimensioni rimanendo completamente esposta al pericolo, noi lasciamo andare le nostre identità lasciandoci completamente esposti alla vita.
Ma cosa accade quando lasciamo andare le idee sulla nostra identità?
Accade che la percezione del mondo che ci circonda si trasforma e finalmente ogni cosa diventa più vivida, più chiara, diventiamo capaci di riconoscere che tutto è più intenso, che possiamo sperimentare l'Amore, la libertà di Essere, e di vivere e scegliere in modo consapevole.
Il giudizio che è servito a selezionare le idee che hanno catalogato ciò che riteniamo giusto o sbagliato non è partito da un'intenzione espansiva ma di sopravvivenza e così ci siamo ritrovati a dire dei sì quando erano no, a rinunciare ad esperienze per evitare di ferire qualcuno, a darci senza percepire se avevamo energie o senza secondi fini e a rimanere bloccati in dinamiche che ci fanno sacrificare la parte più bella di noi.
Sacrificarci per apparire qualcuno che non siamo non solo è faticosissimo e non porta risultati capaci di nutrirci perché in questi casi l'Amore che riceveremo non sarà diretto veramente a noi ma ad una proiezione mentale e non alla nostra essenza, ci sentiremo sbagliati perché quello che portiamo all'esterno non è ciò che siamo e quindi non è in accordo con la nostra verità, non riusciremo a riconosce il nostro valore perché non entreremo in contatto con quella parte che veramente detiene il nostro valore.
Ogni anima ha il suo tempo, il suo ritmo e la sua via, nessuno può darci delle coordinate perché solo noi ne siamo detentori ma per capire se siamo sulla strada corretta è necessario fermarci ad ascoltare come e dove muovere i nostri passi, se qualcosa genera paura è importante domandarci se quella direzione può renderci più grandi o ci mantiene nella nostra personale zona di comfort, se stiamo seguendo il ritmo delle contrazioni dell'utero che ci sta nuovamente partorendo o stiamo cercando di bloccare il travaglio.
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